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Didattica inclusiva: significato, metodologie ed esempi

Capitoli


  1. Didattica inclusiva: cos’è
  2. A chi si rivolge la didattica inclusiva?
  3. I principi della didattica inclusiva
  4. Metodologie di didattica inclusiva
  5. Come funziona realmente?
  6. Scuola inclusiva: è possibile?

 

Gregory Bateson, antropologo e sociologo britannico, affermava che “La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza”.

È da questo concetto che vogliamo partire oggi per parlare di didattica inclusiva nelle scuole: una didattica che vuole “stare con la differenza”, anziché escluderla o metterla da parte. Perché la diversità non è un difetto, ma una risorsa preziosa da preservare, soprattutto nell’ambiente scolastico. 🤝

Didattica inclusiva: cos’è

 

Includere: dal latino includĕre, cioè “chiudere”. In ambito sociale questa parola assume il significato di “accogliere all’interno di un gruppo”. Quando una società è inclusiva, tutte le persone che ne fanno parte, a prescindere da quale sia il loro sesso, cultura, religione o orientamento sessuale, sentono di appartenere ad una comunità unita dagli stessi diritti, doveri e opportunità.

Certo, al momento questo tipo di società è ancora un’utopia, gli stereotipi di genere, ad esempio, sono tuttora un problema reale e, nonostante un mondo sempre più multiculturale, le disparità esistono in tutti i campi: lavorativo, politico, familiare ed educativo.

Come esseri umani abbiamo molta strada da fare per raggiungere l’obiettivo di una società completamente inclusiva, ma quale luogo migliore per piantare i semi del progresso se non la scuola? 🌱

Integrazione scolastica e didattica inclusiva

Proprio a scuola sentiamo parlare spesso di integrazione scolastica e di didattica inclusiva, sono la stessa cosa? Non esattamente. Potremmo dire che l’inclusione scolastica è un processo graduale, che interessa la scuola italiana già da 50 anni, durante i quali si è passati attraverso le fasi dell’inserimento e dell’integrazione.

1️⃣ L’inserimento è iniziato negli anni ‘70, quando, con la legge 118, gli studenti con disabilità sono stati accolti per la prima volta a scuola (mentre prima studiavano in classi differenziali o scuole speciali).

2️⃣Con la legge 104 del 1992 sono state messe le basi dell’integrazione scolastica, garantendo il diritto all’istruzione e all’educazione delle persone con disabilità nelle classi comuni di ogni ordine e grado e nelle università.

3️⃣La didattica inclusiva ha portato un cambio di prospettiva: mentre con l’integrazione scolastica era la persona con disabilità a dover adattarsi al contesto scuola, ora è l’ambiente scolastico a dover modificarsi e adattarsi per accogliere ed includere la persona con disabilità.

Per didattica inclusiva, quindi, non si intende una metodologia di insegnamento, ma un approccio all’educazione che ha l’obiettivo di garantire il diritto all’istruzione a tutti, a prescindere dalla diversità di ogni studente, sia che questa derivi da disabilità fisiche o mentali, sia da differenze culturali, linguistiche o da fattori socio-economici.

In altre parole, la didattica inclusiva punta ad “includere”, appunto, tutti gli alunni nel percorso di apprendimento scolastico, fornendo ad ogni studente gli strumenti necessari per imparare.

La diversità è vista come un valore aggiunto e per questo è importante che le classi siano in grado di accogliere e far lavorare insieme tutti gli studenti. 🏆

 

A chi si rivolge la didattica inclusiva?


La didattica inclusiva è rivolta a tutti gli studenti e in paricolare agli studenti BES (che presentano cioè Bisogni Educativi Speciali).

L’acronimo BES indica una macro-categoria che possiamo dividere in tre principali sottogruppi:

  • Gli studenti con disabilità
  • Gli studenti che presentano DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) o altri disturbi evolutivi (ADHD, disturbi d’ansia, spettro autistico lieve, deficit di linguaggio, ecc…)
  • Gli studenti con svantaggio (cioè alunni che presentano degli svantaggi linguistici, culturali, socio-economici o dei disagi di tipo comportamentale/relazionale)

Quanti sono gli studenti BES nella scuola italiana? Secondo i dati Istat più recenti, gli alunni BES (escludendo gli studenti con disabilità) rappresentano circa l’8% degli iscritti (percentuale in aumento del 23% rispetto al 2018).

I bisogni educativi speciali possono essere permanenti, come nel caso di uno ragazzo con disabilità, o anche transitori, come nel caso di studenti appena arrivati da un paese estero, che quindi hanno bisogno di un’attenzione “speciale” per poter seguire il programma scolastico al pari degli altri alunni.

Infine, nonostante possa sembrare controintuitivo, anche gli studenti ad alto potenziale cognitivo possono rientrare nella categoria BES, poiché necessitano di un programma personalizzato che riesca a valorizzare le loro potenzialità.

 

I principi della didattica inclusiva

Progettazione

Nella didattica inclusiva è molto importante programmare cosa insegnare, come farlo e con quali strumenti. In particolare, si cerca il più possibile di personalizzare l’insegnamento per gli alunni BES attraverso il PEI (Piano Educativo Individualizzato) e il PDP (Piano Didattico Personalizzato).

Il PDP è lo strumento fondamentale della didattica inclusiva, grazie al quale ogni studente ha la possibilità di sviluppare le proprie competenze e i propri talenti.

Sviluppo di strategie efficaci

L’insegnamento inclusivo deve essere anche molto flessibile e offrire agli alunni molteplici mezzi di coinvolgimento.

Non tutti gli studenti apprendono allo stesso modo. Già nel XVIII secolo, Jean-Jacques Rousseau, affermava che: “Per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino”.

didattica inclusiva per discalculia e dislessia

Infatti, uno degli obiettivi della didattica inclusiva è individuare la modalità di apprendimento più efficace per ogni studente, proponendo stili di insegnamento e materiale sempre diverso.

Collaborazione e partecipazione sociale

Un altro principio fondante della scuola inclusiva è la collaborazione, non solo all’interno del sistema scolastico, ma estesa anche all’intera comunità.

Perché l’inclusione funzioni davvero è necessario che chiunque interagisca con la scuola e con il processo di apprendimento dei bambini sia disposto a una partecipazione positiva e ad una collaborazione costante. Non parliamo quindi solamente di presidi, insegnanti di classe e insegnanti di sostegno, ma anche delle famiglie degli studenti, degli assistenti sociali, degli psicologi, dei logopedisti, degli enti locali erogatori di servizi e di tutte le parti coinvolte.

L’attenzione alle relazioni e alle emozioni

Finora abbiamo parlato della parte organizzativa della didattica inclusiva, ma si sa che le dinamiche che si instaurano all’interno delle classi non sono sempre prevedibili, dato che ogni classe è formata da un gruppo di persone e ogni persona è unica e diversa dalle altre. Ecco perché è importante che gli insegnanti ricevano un’adeguata formazione anche per quanto riguarda la gestione delle emozioni dei ragazzi, soprattutto quando si parla di bambini con difficoltà socio-comportamentali.

Anche le relazioni con i genitori degli alunni non sono da tralasciare, perché ci possa essere la continuità casa-scuola di cui il bambino ha bisogno.

È bene non dimenticare che il benessere del singolo è il benessere del gruppo, e il compito dell’insegnante è proprio quello di assicurarsi che nella sua classe ci sia sempre un clima di positività e incoraggiamento per tutti. ☀️

 

Metodologie di didattica inclusiva

Chiudi gli occhi e immagina una classe della scuola primaria o secondaria. Quasi sicuramente avrai visualizzato un professore che spiega e gli alunni intenti ad ascoltare e prendere appunti. La lezione frontale è il metodo di insegnamento più diffuso nella scuola italiana, ma anche il più problematico per gli alunni BES, perché lascia a carico dello studente tutto il lavoro di apprendimento.

In una lezione frontale, infatti, l’alunno deve essere in grado di:

  • Restare attento per tutta la durata della lezione
  • Prendere appunti (saper selezionare le informazioni di primaria e secondaria importanza)
  • Rielaborare le informazioni acquisite e memorizzarle

La didattica inclusiva non vuole eliminare completamente la lezione frontale, ma integrarla con altre strategie didattiche che possano semplificare e migliorare il processo di apprendimento degli alunni. 👩‍🏫

Quali sono le principali metodologie didattiche inclusive? Vediamo alcuni esempi.


Cooperative learning

Il cooperative learning è forse il migliore esempio di attività didattica inclusiva. Questo stile di insegnamento si basa sulla cooperazione tra compagni di classe. Lavorare in coppia o in piccoli gruppi è infatti un ottimo modo per bambini e ragazzi per:

  • Potenziare le proprie abilità sociali
  • Imparare l’autovalutazione (attraverso il confronto con gli altri)
  • Assumersi le proprie responsabilità individuali e di gruppo
  • Imparare dall’esempio e dagli errori dei compagni


Tutoring e peer tutoring

Similmente al cooperative learning, il peer tutoring mette in relazione due studenti con un diverso livello di competenze. Lo studente più competente (o semplicemente più sicuro delle proprie capacità) aiuterà lo studente meno competente in una particolare materia, facilitando da un lato l’apprendimento di conoscenze e dall’altro lo sviluppo di abilità di cooperazione e responsabilità sociale.

Didattica metacognitiva

Non solo apprendere informazioni, ma anche essere consapevoli di come si apprendono, è questo il significato della didattica metacognitiva.

Questo metodo di didattica inclusiva vuole stimolare negli studenti un processo di riflessione e autoanalisi, che li porti a capire quale metodo di studio funzioni meglio per loro. La didattica metacognitiva è fondamentale per l’inclusione scolastica perché insegna agli studenti fin da piccoli ad essere consapevoli dei propri punti di forza e delle loro fragilità.


Apprendimento digitale

La tecnologia è una fantastica risorsa per l’insegnamento, e, nonostante nella scuola italiana ci sia ancora molto da fare per potenziare l’apprendimento digitale, l'utilizzo della LIM e l’integrazione di tecnologie multimediali hanno già portato ottimi risultati nella facilitazione della didattica. 💻

Gli studenti con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento possono avvalersi di tecnologie assistive e strumenti compensativi. È però molto importante che questi strumenti siano accompagnati da un costante lavoro di valorizzazione della diversità all’interno della classe, per evitare che gli alunni dotati di uno strumento compensativo si sentano inferiori ai compagni.


Flipped classroom

Flipped, cioè lezione “invertita”. È una metodologia di didattica inclusiva laboratoriale che si sviluppa in due fasi:

  • Prima fase → apprendimento autonomo a casa
  • Seconda fase → rielaborazione delle informazioni a scuola accompagnati dall’insegnante

In pratica l’insegnante assegna del materiale da studiare per casa (come un video da vedere o un articolo da leggere), lasciando lo studente libero di assimilare le informazioni con i propri tempi e il proprio metodo di studio. In un secondo tempo si affronta l’argomento in classe, con l’aiuto dell’insegnante che è pronto a chiarire eventuali dubbi.

I punti di forza di questa didattica sono la personalizzazione e la possibilità di imparare al proprio ritmo.


Debate

Sempre nell’ambito della didattica laboratoriale, troviamo il debate, o “dibattito”, in italiano. 🧑‍⚖️

Molto popolare nelle scuole degli States (sempre presente nei telefilm di liceali americani), questo metodo didattico vuole potenziare negli studenti le capacità di:

  • Saper strutturare un discorso logico finalizzato alla persuasione
  • Saper esprimere la propria opinione e argomentare
  • Saper controbattere ad argomentazioni diverse dalla propria con rispetto della controparte

 

Come funziona realmente la didattica inclusiva?


Sulla carta la didattica inclusiva è qualcosa di meraviglioso, ma quanto di quello che abbiamo descritto sopra è veramente applicato nelle classi dei nostri figli?

Nella realtà del sistema scolastico attuale ci sono ancora tante falle che purtroppo ostacolano la realizzazione di una scuola completamente inclusiva. 🌈

Per citare alcuni dati, sempre secondo il rapporto Istat 2022 sull’inclusione scolastica, nelle nostre scuole il 32% degli insegnanti di sostegno non è specializzato. Questo comporta un grave problema soprattutto nella gestione dei casi di disabilità più grave, dove trovare un canale di comunicazione efficace con il bambino è particolarmente difficoltoso. Per esempio in presenza di casi gravi di autismo o ragazzi con sindromi rare.

Molti studenti con disabilità motorie hanno scarsa accessibilità agli edifici scolastici, e una scuola su cinque è carente di tecnologie di supporto per studenti con disabilità. 👩‍🦼

Un altro problema è la difficoltà di coordinare una collaborazione efficace tra scuola, genitori degli alunni e collaboratori esterni (psicologi, fisioterapisti, logopedisti, ecc…). Tutte queste parti dovrebbero dialogare insieme per allineare le metodologie didattiche e gli obiettivi di apprendimento dell’alunno, cosa che spesso si rivela “più facile a dirsi che a farsi”.

 

Scuola inclusiva: è possibile?


Come detto in apertura, la didattica inclusiva è un processo in corso d’opera, che sicuramente negli anni andrà a migliorare. Ma cosa fare se tuo figlio si trova in una situazione di svantaggio scolastico e ha bisogno di un supporto immediato?

Non sempre gli insegnanti di classe riescono a seguire i ragazzi con bisogni speciali nel migliore dei modi. Spesso le classi sono troppo numerose o i sistemi educativi troppo obsoleti e rigidi (soprattutto nelle scuole superiori, dove non esiste ancora una programmazione comune tra gli insegnanti delle varie materie).

Quando la scuola non basta è importante affidarsi ad un aiuto esterno, il più possibile competente e specializzato. Gli insegnanti di GoStudent sono esperti nell’aiutare bambini e ragazzi con BES e DSA. Si tratta di professionisti attenti non solo ai risultati scolastici, ma anche e soprattutto all’aspetto umano dell’insegnamento.

In più, non ti lasciano solo: sono consapevoli dell’importanza di coinvolgere il genitore nel processo di apprendimento, e per questo ti inviano aggiornamenti regolari sui progressi di tuo figlio.

Sei curioso di provare? Prenota qui una lezione di prova gratuita. 🙌

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