COMPORTAMENTO

Paura di perdere i genitori (e fobia della morte)

Capitoli

  1. Cosa sa un bambino della morte?
  2. Tuo figlio ha paura della morte?
  3. Da dove nasce la paura di perdere i genitori?
  4. Come affrontare l’ossessione della morte dei genitori


Søren Kierkegaard, filosofo danese di inizio Ottocento, recitava: “nella vita l'unica cosa certa è la morte, cioè l'unica cosa di cui non si può sapere nulla con certezza”. Sebbene si viva con la consapevolezza che quel fatidico giorno possa prima o poi arrivare, il pensiero che un evento così imprevedibile e inevitabile possa toccarci può essere talmente spaventoso da condizionare il modo col quale ci approcciamo al nostro quotidiano. 

Sapevi che la paura della morte ha anche un nome? Si chiama “tanatofobia”. 😮 Questo termine è utilizzato per definire l’impressione costante di morte imminente. Nei soggetti tanatofobici, quindi, l’angoscia di morire può permeare ogni suo pensiero e avere importanti ricadute sul piano psico-sociale. Ma succede così anche per i bambini? Perché, in alcuni casi, i nostri figli sembrano travolti da un’infondata paura della morte dei genitori? Si può parlare di tanatofobia? Scopriamolo nel nostro articolo! 👇

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Cosa sa un bambino della morte?

 

Una delle sfide che, da genitore, hai sicuramente dovuto affrontare è quella di definire il “momento giusto” per trattare particolari temi decisamente complessi. Parlare di morte rientra, sicuramente, nella rosa degli argomenti taboo dei quali, molto spesso, non si ha il coraggio di approfondire in famiglia. Ma cosa sa un bambino della morte? 🤔 Possiamo cominciare col dire che tuo figlio non è nato con la consapevolezza di cosa significhi morire. Anzi, fino ai tre anni avrà fatto fatica a distinguere tra ciò che è vivo e ciò che è morto. Per quanto, a volte, tuo figlio possa esserti sembrato particolarmente recettivo a livello emotivo, a quell’età, molte delle risposte comportamentali dei bambini riflettono quello che è il clima familiare percepito: se la famiglia è particolarmente giù di morale per un recente lutto, il bambino sarà sensibile a questo clima e si comporterà in modo più irrequieto. 😨 Negli anni successivi, tuo figlio avrà imparato a distinguere tra vita e morte, ma non avrà ancora acquisito il concetto di irreversibilità della morte. Tra i 3 e i 5 anni, infatti. i bambini pensano alla  morte come a un sonno profondo dal quale, prima o poi, ci si risveglia. Potrebbe essere ancora difficile discernere tra realtà e fantasia, al punto da pensare che questo “lungo sonno” possa essere conseguenza di un suo pensiero o un desiderio. Questo tipo di pensiero magico può alimentare un profondo senso di colpa che potrebbe spingere il tuo bambino a vivere il lutto con forti reazioni emotive, che vanno dal pianto 😭 a scatti di rabbia. 😡 Tra i 6 e i 9 anni tuo figlio comincerà, gradualmente, ad assimilare il concetto di irreversibilità della morte: andando a piccoli passi, prima si renderà conto della differenza tra “sonno profondo” e “morte”, poi capirà che chi non c’è più non può soffrire… Infine apprenderà il fatto che la morte sia un fenomeno universale. In questa fase dello sviluppo, comincia a venir meno il pensiero magico che, negli anni precedenti, aveva in qualche modo protetto tuo figlio dalla sensazione di essere impotenti e fragili rispetto alle avversità del mondo esterno. Avere una maggior consapevolezza di cosa sia realmente la morte, quindi, può scatenare reazioni che possono variare: dall’aggressività alla negazione, dall’umore altalenante alla rabbia… La risposta emotiva del bambino al lutto diventa molto simile a quella dell’adulto.

 

Tuo figlio ha paura della morte?

 

A 9 anni un bambino ha ormai assimilato il concetto di morte come definitiva, irreversibile e universale. Acquisire un concetto del genere non può che far nascere nuove preoccupazioni nella mente di tuo figlio che, fino a qualche anno prima, era protetto dal suo pensiero magico. Questo vuol dire che tuo figlio ha paura della morte? Potremmo rispondere con un “”. 😵 Da una parte, è molto difficile che tuo figlio possa aver paura di morire, ma, dall’altra, è molto più probabile che la sua paura sia quella della morte dei genitori. Ma, andiamo con ordine: perché la paura che i propri genitori possano morire è più forte del timore che la stessa sorte possa toccare a sé? Per quanto tuo figlio possa essersi reso conto che la morte è un processo irreversibile, questo non vuol dire che sia cosciente della propria mortalità. Questa fase è ancora dominata da un principio di onnipotenza che prevale sul senso di realtà: sebbene tuo figlio abbia acquisito consapevolezza del concetto di morte, per lui è ancora irrealistico pensare che una sorte del genere possa toccare a lui. Non a caso, a volte sembra che i bambini non abbiano bene a mente quali siano i propri limiti: si arrampicano, si rotolano, si fanno male… Ciò che li trattiene dal superare certi confini è più la paura del dolore che la paura vera e propria di morire. 😟 È solo con l’arrivo dell’adolescenza (e delle nuove dotazioni corporee) che questa posizione onnipotente viene messa in discussione. L’adolescente entra a contatto con la propria fragilità e si rende conto di non essere più quell’essere immortale che credeva in infanzia. E non è un caso che la difficoltà nell’accettare questo “nuovo corpo mortale” spinga l’adolescente verso la ricerca della paura: dalle corse in motorino al consumo di sostanze… Si tratta di tentativi da parte dei giovani di controllare la morte e tornare in quella posizione onnipotente che, nelle fasi di sviluppo precedente, gli permettevano di affrontare la realtà lontani dalla paura e dalla frustrazione. A questo punto, è decisamente più facile capire perché la paura del tuo bambino non sia tanto quella di poter morire, bensì prevale il terrore che quella sorte possa toccare ai genitori. 

 

Da dove nasce la paura di perdere i genitori?

 

Abbiamo iniziato parlando di tanatofobia, ovvero della “paura della morte”. Una fobia è una “paura angosciosa, perlopiù immotivata” che assume un carattere patologico. Nel caso del tuo bambino, potrebbe trattarsi della paura, anche in questo caso immotivata, della morte di un genitore o di una persona cara. 😨 Tuttavia, è difficile pensare che una problematica del genere non abbia radici nelle esperienze che fanno parte della quotidianità di tuo figlio. Le fobie sono comunemente imputabili a eventi traumatici e la tanatofobia non fa eccezione. Se tuo figlio avesse, ad esempio, dovuto affrontare la morte di una persona cara (interna o esterna alla famiglia), questa paura potrebbe trasferirsi alle persone che gli sono più vicine. ❤️ Nei suoi pensieri potrebbe farssi sempre più insistente la paura che anche ai suoi genitori possa toccare lo stesso destino. Tuttavia, ci sono dei casi in cui questa paura sembra essere davvero immotivata: tuo figlio non ha mai dovuto affrontare nessun tipo di lutto, nemmeno di un parente lontano… Da cosa deriva, quindi, tutta questa paura? In determinati casi, non è il contatto diretto con la morte ad essere origine del trauma, quanto un incontro indiretto! Tuo figlio potrebbe aver sentito un racconto di un suo compagno di classe, potrebbe aver visto morire uno dei protagonisti del suo cartone animato preferito o potrebbe esser rimasto particolarmente colpito dai segnali di allarme che arrivano dai media televisivi. Se tuo figlio fosse un bambino particolarmente sensibile e avesse avuto difficoltà a elaborare un determinato tipo di informazioni, questo potrebbe bastare per innescare il meccanismo del trauma e spostare la sua paura su un oggetto diverso: i genitori. ☹️

 

Come affrontare l’ossessione della morte dei genitori

 

Per tuo figlio potrebbe essere molto doloroso pensare che i propri genitori possano lasciarlo per sempre. Certo, avrai già provato a confortarlo in ogni modo, rassicurandolo sul fatto che non c’è motivo di pensare che il papà o la mamma possano morire da un giorno all’altro. Eppure, sembra che queste parole di conforto non siano efficaci e che questo terrore immotivato non abbandoni mai i pensieri di tuo figlio. Questo perché, nel caso delle fobie, non è assolutamente facile annullare le proprie paure e rendersi conto di quanto queste siano esagerate. Anzi, può accadere che, più sono le volte in cui cerchi di distrarre tuo figlio, invitandolo a pensare ad altro, più queste paure tornano a rimbalzare nella sua mente e paiono sempre più reali. Tuo figlio, ad esempio, potrebbe essere sempre più agitato, 😦 arrabbiato 😡 o triste 😭 mentre aspetta che tu torni a casa. Quest’attesa potrebbe renderlo facile preda delle proprie paure: e se il papà e la mamma non tornassero perché è capitato loro qualcosa di brutto? Per lui potrebbe essere sempre più difficile gestire le proprie emozioni nei momenti di solitudine, in quanto il normale flusso di pensieri verrà schiacciato dalla paura che possa essere successo qualcosa di grave. 😨 Come bisogna intervenire, quindi, davanti a comportamenti del genere? Proviamo a vedere quali sono gli step necessari per affrontare la paura della morte.

Capire bene cos’è la morte

È tutt’altro che semplice capire quando sia giunto il momento giusto per trattare un argomento così delicato con tuo figlio. 😰 La paura è sempre quella di trascinarlo dentro il “mondo dei grandi” fin troppo prematuramente: se un adulto ha difficoltà a elaborare il lutto, come può fare un bambino a capire un concetto come quello di “morte”? Eppure, è importante trovare il modo e il momento giusto per parlarne, per evitare che tuo figlio si trovi impreparato di fronte a questo argomento. D’altro canto, è importante che certi temi vengano trattati in famiglia con un certo anticipo, prima che tuo figlio ne senta parlare in televisione, da altri adulti o, peggio ancora, da qualche suo amichetto.

Non evitare la morte

Parlare di morte coi bambini è talmente un taboo che fin troppo sovente siamo paralizzati all’idea di affrontare questo argomento. Spesso rispondiamo alle domande dei nostri figli in modo vago, oppure utilizzando sottili metafore che, seppur ci appaiono efficaci, molto spesso creano confusione nella mente dei nostri bambini. Evitare di trattare in maniera esplicita l’argomento può creare più danni che benefici! Dire che “il nonno è partito per un lungo viaggio” ad esempio, può alimentare la speranza che, prima o poi, possa far ritorno da questo cammino. Allo stesso modo, parlare di “lungo sonno” può creare la falsa credenza che, prima o poi, ci si svegli. Proprio per questo motivo bisogna trattare certi temi con la dovuta delicatezza, ma senza ricorrere a troppi riferimenti vaghi al concetto di “morte” che, molto spesso, servono più a difendere noi stessi dal lutto, piuttosto che salvaguardare i nostri figli. Se siamo i primi a non saper gestire le nostre emozioni di fronte al tema della morte, è comprensibile come un bambino possa avere difficoltà a contenere questa paura, tanto da arrivare ad estenderla alla paura della morte dei genitori. 😨

Parlare di emozioni

Non è possibile prevedere come tuo figlio possa reagire al lutto. Potrebbe piangere ininterrottamente o scoppiare in improvvisi scatti d’ira. Potrebbe essere sospettosamente tranquillo, oppure, come nel nostro caso, potrebbe vivere con profonda angoscia il concetto di mortalità. È importante riuscire a parlare di emozioni per permettere a tuo figlio di entrare il più possibile in contatto con esse. Come fare? Ci sono diverse strategie per spostare la comunicazione su un piano più emotivo:

  • Disegno: ✏️ là dove non arriva la parola, molto spesso può essere utile trovare una porta d’accesso secondaria. Il disegno può essere una modalità attraverso la quale tuo figlio riesce ad esprimere ciò che normalmente non riesce a dire a parole. Che colori usa nel suo disegno? Dove sono disposti il papà e la mamma? C’è qualcosa di strano nelle proporzioni?
  • Gioco: 🤖 così come il disegno, anche il gioco può essere uno strumento per rendere più comprensibile il proprio stato emotivo. Che tipo di situazioni vengono messe in scena nel gioco
  • Interpretazione: un ottimo modo per parlare di emozioni può essere quello di chiedere delle “interpretazioni emotive” di determinate immagini o scenette. Cosa ti fa provare vedere due bambini che si picchiano? Due bambini che ridono? E un bambino che piange? Chiedere a tuo figlio un’interpretazione di scene a forte carico emotivo può spingerlo ad immedesimarsi ed essergli d’aiuto per parlare di come si senta di fronte a situazioni simili.