COMPORTAMENTO, STORIE

Crescere una figlia ad alto potenziale: intervista ad Anna Pozzi

Nelle Storie di GoStudent parliamo di esperienze vere. In questa intervista abbiamo fatto una chiacchierata con Anna Pozzi, writer per GoStudent, sull’esperienza di essere il genitore di un bambino ad alto potenziale.

Nonostante un’esperienza significativa nel supporto allo studio per studenti con DSA, e nonostante le conoscenze acquisite per diventare Tutor dell’apprendimento, quando è stato il suo turno Anna non è riuscita subito a riconoscere l’alto potenziale cognitivo di sua figlia. Una bambina molto attiva e curiosa, che all’asilo aveva manifestato qualche difficoltà nel relazionarsi agli altri bimbi e nel rispettare le regole imposte. La vita con un figlio plusdotato può essere un quotidiano giro sull’ottovolante: ci siamo fatti spiegare il perché.

 

Ciao Anna, vuoi parlarci un po’ di te?

Mi occupo in generale della scrittura di contenuti, ultimamente quasi esclusivamente per i blog, tra cui ovviamente quello di GoStudent. Il mio background invece è giornalistico, ho iniziato nel “lontano” 2006 facendo la giornalista e sono andata avanti una decina di anni a fare questo lavoro, poi complice la nascita di mia figlia Giulia e la crisi del 2008 ho iniziato il lavoro da freelance e non l’ho più abbandonato, per gli evidenti vantaggi che oggi stanno scoprendo tutti. Da un po’ di anni mi dedico quasi esclusivamente alla scrittura per il web. C’è stata anche una parentesi abbastanza lunga nell’insegnamento: ho seguito un corso di perfezionamento post-universitario come Tutor dell’apprendimento e mi sono occupata per un po’ di anni di supporto allo studio per bambini e ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, sia internamente alle scuole sia esternamente. Alcuni ragazzi li ho seguiti dalla prima media alla quinta superiore, è stato molto bello! Ed è ciò che mi ha permesso di incontrare voi di GoStudent.

Passando ora all’argomento dei bambini ad alto potenziale: come ti sei resa conto che tua figlia era una bambina ad alto potenziale?

Non me ne sono resa conto io, e questo è il mio grande cruccio! Anche se a mia discolpa devo dire che ho approfondito tanto lo studio dei DSA ma la plusdotazione non veniva presa in considerazione. Inoltre ho seguito il corso come Tutor dell’apprendimento in anni in cui il tema non era ancora all’ordine del giorno, anzi, erano gli anni in cui si lottava perché i DSA venissero riconosciuti ufficialmente a livello scolastico. Io poi mi sono dedicata ad altro e questa cosa non è proprio mai entrata nel mio radar.
Sono stata attenta a vedere se captavo dei segnali di DSA in Giulia, ma per il resto non mi sono mai posta la domanda se fosse o meno più intelligente della media. È un argomento anche un po’ sensibile, per così dire, perché forse tutti noi crediamo che i nostri bambini siano speciali, c’è un po’ di imbarazzo in Italia che circonda l’intelligenza… Anche solo dire ‘mio figlio va benissimo a scuola’  non è una cosa che si fa spesso, perché si rischia di venire giudicati. Vedevo che Giulia era sveglia di testa, come altri bambini però, non è un’età in cui ti fermi a fare paragoni, a meno di notare qualcosa di grosso come un bambino che fatica a parlare.

Quindi non c’è stato un vero e proprio campanello d’allarme…

No ce n’erano tanti invece, ma li ho messi in fila dopo, quando di colpo in prima elementare …mi hanno acceso la luce! Devo anche dire che, senza voler addossare la colpa a nessuno, le educatrici e le maestre di asilo nido e materna si sono sì accorte che c’era qualcosa che non andava in Giulia, ma essendo anche persone di una certa età non avevano dimestichezza con questi temi. Inoltre tutto si è incrociato con una problematica di tipo personale, in quanto io e il papà di Giulia ci eravamo separati da poco ed era naturale pensare che le difficoltà di tipo caratteriale ed emotivo che aveva Giulia derivassero da quello. Quindi ci hanno seguiti tanto, ma senza mai pensare che potesse trattarsi di alto potenziale cognitivo e, anzi, chiedendoci di tenerla calma, di non stimolarla, di non farla scrivere o leggere prima del tempo anche se desiderava farlo. Quando poi siamo arrivati in prima elementare ci hanno detto… stimolatela! Che questa bambina ne ha bisogno. E come genitore ti senti un po’ di aver fallito.

Pensi che manchi una conoscenza un po’ più approfondita del tema a livello di scuole e asili?

Mah, nella scuola ora c’è, nei livelli inferiori non molto. Sono attenti a fare screening precoci per i DSA, ma per l 'alto potenziale cognitivo non c’è niente. Anche perché si tende comunemente a pensare che non sia un problema. Che problema sarà mai una plusdotazione, anzi è una fortuna avere un figlio più intelligente della media, no? Questo è quello che generalmente si pensa. E poi, ultima cosa, non è che i bambini plusdotati si mettono a snocciolare tutte le cifre del Pi greco a 4 anni! Sono precoci nella letto-scrittura, sì, come capita anche ad altri bambini. Non sono piccoli geni; hanno un quoziente intellettivo significativamente più alto della media e ciò causa tante piccole problematiche, se vogliamo chiamarle così, e certamente hanno anche dei talenti, che è difficile a volte riconoscere e incanalare.

Quali sono le difficoltà che di solito un bambino ad alto potenziale sperimenta?

Premetto che parlerò principalmente della mia situazione, di Giulia, perché i bambini plusdotati sono tutti molto diversi tra loro. Per molti ragazzi la diagnosi è tardiva, per altri è fatta in tempo ma poi ‘si perdono via’, questo porta a differenze anche profonde tra un ragazzo ad alto potenziale e un altro. Ciò che li accomuna sono le difficoltà a livello emotivo, perché - così mi hanno spiegato - mentre lo sviluppo cognitivo è più avanti dell’età anagrafica, lo sviluppo emotivo no. Quindi magari si trovano con una mente da quinta elementare e un’emotività da seconda elementare; se non da prima, perché le loro difficoltà emotive li portano ad avere anche difficoltà relazionali.
Ti direi quindi la difficoltà a relazionarsi con i pari, la preferenza a stare con persone più grandi (Giulia ha sempre amato stare con gli adulti) e di sicuro l’emotività. O meglio la difficoltà a interpretare e vivere le proprie emozioni in maniera sana. Giulia da piccola era impossibile da tenere ferma in certi momenti… in fila alla cassa del supermercato, ad esempio. Erano momenti che mi mettevano molto in difficoltà. E anche adesso non sta ferma un attimo, perché la sua mente lavora continuamente. Sono dieci anni che ogni tanto le chiedo… ‘ma non puoi annoiarti come tutti gli altri bambini?!

Un altro campanello d’allarme era la sua necessità quasi fisica di voler scrivere, leggere e ‘fare’ prima del tempo.

Qual è la procedura da seguire per un genitore per capire se il bambino ha un alto potenziale cognitivo ed eventualmente farlo certificare?

Ci si rivolge a un qualsiasi centro abilitato per la valutazione e la certificazione dei DSA. Inizialmente c’è un colloquio con i genitori, a cui segue un colloquio con il bambino e la fase di test vera e propria. Al bambino viene sottoposto un test di intelligenza per misurare il QI, perché il valore numerico comunque serve, deve essere superiore a 120 per poter certificare l’alto potenziale cognitivo e a 130 per certificare la plusdotazione. Fatti questi test c’è la restituzione, lo psicologo riferisce ai genitori e spiega quali sono i punti di forza e debolezza del bambino. Non si misura la sola intelligenza “pura” ma si analizzano le varie aree dell’intelligenza, poiché l’intelligenza è multifattoriale… Diciamo che sanno darti una ‘radiografia’ di tuo figlio: potete aiutarlo così, avrà difficoltà in quest’area, è molto dotato in quest’altra e via dicendo. La certificazione è comunque da aggiornare alla fine della scuola elementare/inizio della scuola media e credo anche in seguito, e ti permette di rientrare nei BES, i Bisogni Educativi Speciali. Sostanzialmente quindi puoi andare a scuola e dire ‘Mio figlio ha diritto a essere trattato in maniera differente’, per ridurla ai minimi termini.

Quali possibilità si aprono con una certificazione di alto potenziale in mano?

C’è la possibilità di salto classe, quella di frequentare le lezioni di certe materie in una classe superiore, - ad esempio, le ore di matematica le frequenti in una classe superiori perché sei molto avanti come livello - c’è la possibilità di avere compiti diversi o extra, la possibilità di fare altro durante le lezioni quando il compito assegnato è già stato completato. Quest’ultima cosa è stata vitale per Giulia ed è spesso un problema per i bambini ad alto potenziale: si annoiano se non hanno niente da fare e possono disturbare, allora magari viene dato loro il permesso di tirare fuori un libro e leggere. Diciamo che vengono trattati ‘con i guanti’, equamente ma con i guanti, e questo è un grossissimo aiuto. Non tanto per la didattica quanto per le difficoltà emotive, relazionali, sociali.

Che livello di conoscenza e comprensione c’è in classe della condizione di Giulia e dei suoi bisogni speciali?

Potrei dirti che non lo so, non credo che sia mai stato comunicato esplicitamente agli altri. Ma i bambini sono speciali, certe cose le capiscono da soli. Già il primo anno, ad esempio, alcuni compagni cercavano Giulia per farsi spiegare certe cose, l’insegnante è stata poi molto brava nel proporre momenti di didattica ‘tra pari’, facendo in modo che fosse Giulia ogni tanto a spiegare un argomento alla classe o a un gruppo di compagni, e permettendole di aiutare qualche compagno quando aveva già finito i suoi esercizi. E viceversa.

Ci vuole una grande sensibilità da parte dell’insegnante di classe…

Sì. Giulia i primi anni delle elementari si percepiva come diversa, ma questa cosa è stata completamente spazzata via. È stato fatto un bellissimo lavoro che le ha permesso di integrarsi completamente. Sa di essere diversa come lo siamo tutti uno dall’altro. Sa di avere delle sue peculiarità, come un’altra persona ne ha altre. Accetta di non essere la prima in tutto, e anche questa è una cosa difficile per i bambini plusdotati, accetta di non essere la migliore in qualcosa perché riconosce che lo sono altri, e non si sente in difetto o diversa perché a sua volta è la migliore in altre cose.