COMPORTAMENTO

Dipendenza da gaming: come capire che non è più solo un gioco

Capitoli

  1. L’industria dei videogiochi: le statistiche di un fenomeno in costante crescita
  2. La dipendenza da videogiochi per l’Organizzazione Mondiale della Sanità
  3. I sintomi della dipendenza da videogiochi
  4. I test per la dipendenza da videogiochi
  5. Come combattere la dipendenza da videogiochi


Minecraft, Legue of Legends, Apex Legends, Overwatch, GTA… Qualcuna di queste parole ti risulta familiare? 🤔 Immaginiamo che, da buon genitore, avrai dovuto sicuramente ampliare il vocabolario e includere il titolo di almeno 1 o 2 videogiochi nel tuo linguaggio quotidiano. D’altro canto, se piuttosto che andare a prendere tuo figlio a casa di un amico devi “andare a prenderlo” al campo di calcio di FIFA 2021, ⚽ è inevitabile familiarizzare con certi termini. Ma quand’è che perdersi dentro ad un videogioco diventa pericoloso? Quante ore bisogna passare con un joystick in mano prima che si cominci a parlare di dipendenza? Leggi questo articolo per scoprire cosa sia il gaming disorder e quali siano i rischi associati alla dipendenza da videogiochi. 🎮

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L’industria dei videogiochi: le statistiche di un fenomeno in costante crescita

 

Tuo figlio passa i pomeriggi seduto sulla sua sedia da gaming davanti a uno schermo da 60 pollici, armato di joystick 🎮 e cuffie 🎧 mentre organizza la propria battaglia virtuale su Fortnite mentre tu sei fermo al livello 4 di Candy Crash dal lontano 2012? 😟

Forse è arrivato il momento di capire meglio il fenomeno del gaming e di come si sia evoluto negli ultimi anni. Proviamo a dare qualche numero! Nel 2020 l’industria videoludica ha visto un aumento del proprio fatturato del 9.3%, arrivando a toccare l’incredibile cifra di 142 miliardi di Euro. Si tratta di una cifra che supera il fatturato di cinema, musica e streaming messi assieme! Numeri spaventosi se si pensa che 22 anni fa, l’industria videoludica generava “solo” 6 miliardi e mezzo di Euro. Le previsioni parlano di un’ulteriore crescita che porterà il mercarto dei videogiochi a toccare i 260 miliardi di Euro di fatturato. 💰

Pensa che circa il 64% percento della popolazione americana gioca ai videogiochi, mentre il numero di gamer in Italia si assesta attorno ai 16,7 milioni, ovvero il 38% della popolazione compresa tra i 6 e i 64 anni.

L’età media dei gamer di sesso maschile è di 33 anni, mentre di quelli di sesso femminile è di 37 anni. Tra le tipologie di videogiochi più diffusi troviamo i giochi di ruolo (RPG) e i giochi multigiocatore online (MMO). C’è chi ha anche trasformato la propria passione per i videogame in un lavoro: gli eSports (videogiochi competitivi organizzati a livello professionistico) sono in continua diffusione, tanto da alimentare un’accesa discussione sulla possibilità di includerli nelle recenti Olimpiadi di Tokyo. Sebbene questa operazione non sia andata in porto, il mondo dei videogiochi competitivi è in costante fermento: nel 2019 i giocatori più esperti e famosi hanno ottenuto cifre folli, tanto da raggiungere un guadagno di quasi 3 milioni di Euro.

Piattaforme come Twitch e Youtube sono ormai onnipresenti nella programmazione quotidiana di molti ragazzi. Insomma, di fronte a cifre del genere, è facile comprendere perché tuo figlio sia così affascinato da questo mondo.

 

La Dipendenza da videogiochi per l’Organizzazione Mondiale della Sanità

 

Quando parliamo di gaming disorder ci muoviamo in un campo ancora molto nebuloso. Sebbene il tema della “dipendenza da videogiochi” occupi il dibattito pubblico da diversi anni, solo in tempi recenti l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto il gaming disorder come patologia.

Nel corso della settantaduesima edizione della World Health Assembly tenutasi a Ginevrea, l’OMS ha deciso di inserire ufficialmente il gaming disorder nella sezione dei disturbi del comportamento legati alle dipendenze (per capirci, la stessa sezione dove troviamo la dipendenza da sostanze). Questa nuova classificazione sarà effettiva solo a partire dal 2022, ovvero quando verrà pubblicata la nuova edizione del manuale diagnostico International Classification of Diseases 11 (ICD-11): questo significa che, da quel momento in poi, la dipendenza da videogiochi verrà considerata una vera e propria “malattia da curare”! 🤒

È una scelta che ha fatto sicuramente discutere, anche all’interno della comunità scientifica. Da una parte si ritiene che gli studi a sostegno di questo tipo di diagnosi siano ancora scarsi (soprattutto in occidente), dall’altra parte è evidente quanto sia difficile determinare se l’uso dei videogiochi sia patologico o meno.

Pensa solo al fatto che la settataduesima edizione della World Health Assembly si tenne a maggio 2019: quasi un anno prima dello scoppio della pandemia mondiale! Dopo quasi 2 anni vissuti tra lockdown, quarantene e nuovi limiti, le nostre abitudini sono decisamente cambiate e, probabilmente, anche tuo figlio ha cominciato a dedicare più tempo ai videogiochi. In un periodo storico in cui il mondo esterno è diventato particolarmente minaccioso, passare un pomeriggio davanti ai videogame sembra sicuramente meno pericoloso. ☠️

 

I sintomi della dipendenza da videogiochi 

 

Non bisogna scavare troppo a fondo per capire perché i videogiochi creino dipendenza: si tratta di un prodotto pensato per intrattenere e trattenere il consumatore.

Sviluppare un buon videogame significa riuscire a raggiungere il giusto equilibrio tra difficoltà delle sfide e qualità delle ricompense ed è proprio il desiderio di guadagnare premi di gioco sempre più preziosi che rende l’esperienza così immersiva.

Giocare ai videogame può essere un’esperienza particolarmente piacevole e stimolante, capace di innescare una serie di processi nel cervello di tuo figlio. 🧠 Hai mai sentito parlare della dopamina? Si tratta di un neurotrasmettitore, mediatore del piacere e della ricompensa. Il nostro cervello, ad esempio, aumenta il rilascio dopamina quando ci premiamo con un buon pasto dopo una lunga giornata di lavoro. 🍲 La stessa cosa avviene con i videogiochi: i lunghi pomeriggi passati davanti alla console permettono di stimolare il rilascio di dopamina e, quindi, di prolungare la sensazione di appagamento.

Tuttavia può accadere che l’attivazione cronica e prolungata del sistema della ricompensa possa provocare un’alterazione della percezione del piacere e di conseguenza si crei il bisogno maniacale di dover riprovare quella “sensazione piacevole” in continuazione. Si crea così uno stato di dipendenza in cui la ricerca di nuove ricompense dentro il gioco diventa un’ossessione.

La dipendenza da videogiochi condivide molti aspetti con altre dipendenze (da quelle più gravi, come quella da sostanze, a quelle considerate meno dannose, come l'assuefazione al caffè ☕), ma è importante che tu conosca quali siano i principali sintomi da tenere d’occhio per capire se tuo figlio abbia un gaming disorder.

Scarso interesse per altre attività

Molti dei videogames più diffusi tra bambini e adolescenti condividono la funzione “multiplayer”. In cosa consiste questa funzione? 🕹️ Si tratta della possibilità di giocare online in modalità cooperativa o competitiva insieme a 1 o più giocatori. Fortnite è uno degli esempi più celebri di videogame pensati esclusivamente per una modalità multiplayer, ma esistono centinaia di altri esempi di giochi che includono questa modalità e sembra che l’industria del gaming sia sempre più intenzionata a investirvici.

Uno degli aspetti più particolari dei giochi multiplayer online è la mancanza di un vero e proprio finale. In pratica, finché i server di gioco saranno abbastanza popolati, ci sarà sempre un motivo per accendere il computer o la console e iniziare a giocare. Essenzialmente, è come se tuo figlio avesse accesso a una fornitura costante di dopamina: che si tratti di brevi battaglie di pochi minuti che si ripetono in loop o di lunghe giornate dedicate a far crescere di livello il proprio personaggio, la mancanza di un limite di gioco rende difficile capire quando fermarsi. ✋ In questi casi, è difficile trovare esperienze quotidiane in grado di distribuire sensazioni piacevoli con altrettanta frequenza e, per questo motivo, tuo figlio potrebbe perdere interesse per qualsiasi altra attività.

Scarsi legami sociali

Il gaming può rappresentare un’importante piazza di socializzazione. Il fatto che tuo figlio passi i pomeriggi chiuso in camera mentre si accorda sulle nuove strategie di battaglia coi suoi amici non dovrebbe destarti preoccupazioni. Tuttavia, nelle dinamiche della dipendenza i legami sociali passano in secondo piano rispetto al raggiungimento degli obiettivi di gioco. È importante capire se tuo figlio, oltre che essersi distaccarsi dalle proprie amicizie reali, ha cominciato a trascurare anche le proprie relazioni virtuali. Insomma, se le uniche interazioni sociali dovessero diventare le urla e le strigliate nelle cuffie verso i propri compagni di squadra in un partita di un videogame, si può iniziare a parlare di un vero e proprio problema. 😱

Aggressività

C’è un motivo se per combattere il gaming disorder non è sufficiente sequestrare tutti i videogiochi di tuo figlio. Così come nelle altre dipendenze, la condizione di astinenza può generare aggressività. 😡 Tuo figlio potrebbe entrare in crisi perché lo stai privando del suo “rifornitore di benessere e gratificazione”. È come se passasse, in pochi minuti, dal vivere in un mondo virtuale che lo rifornisce costante di “sensazioni piacevoli” a un mondo reale decisamente meno appagante e generoso. L’astinenza può generare aggressività: tuo figlio potrebbe agitarsi, sbraitare, lanciare oggetti, aggredirti verbalmente. In casi di aggressività da dipendenza da videogiochi è importante saper intervenire in modo delicato, senza prendere decisioni avventate. 

Effetto tolleranza

Una delle difficoltà più grandi è quella di capire dove si trovi il limite. Esiste un particolare fenomeno che prende il nome di effetto tolleranza: più si videogioca, più si sente la necessità di dedicare tempo a questa attività. Tuo figlio potrebbe sentire il bisogno di dedicare sempre più tempo al gioco per sentirsi appagato, dimostrandosi incapace di saper posticipare la gratificazione derivata dal raggiungimento di un nuovo livello o dalla vittoria in una battaglia virtuale. 

Utilizzo prolungato dei videogiochi

Come è ovvio immaginare, l’utilizzo prolungato dei videogiochi è un possibile sintomo del gaming disorder. Effettivamente, l’idea che tuo figlio passi 8-9 ore di fila davanti a videogioco può essere particolarmente allarmante ⏱️ e, se stai leggendo questo articolo, molto probabilmente stai cercando di capire se l’uso prolungato che tuo figlio fa dei videogiochi possa essere un indicatore di una patologia. In realtà, per quanto l’esposizione continua ai videogame debba farti rizzare le antenne, questo sintomo, preso singolarmente, non è sufficiente per determinare l’esistenza di una dipendenza.

Se tuo figlio, pur dedicando svariate ore ai videogiochi, mantenesse un buon livello di socialità, continuasse a coltivare altri interessi e non mostrasse alti livelli di aggressività, il problema si limiterebbe alla sua scarsa capacità di regolare il tempo dedicato ai videogiochi. Seppur non si parli di dipendenza, è importante saper porre un limite perché non ci siano ripercussioni sul rendimento scolastico

 

I test per la dipendenza da videogiochi 

 

Esiste un modo concreto per determinare se tuo figlio ha un gaming disorder? Ovvero, se effettivamente riconoscessi che tuo figlio ha tutti i sintomi di cui abbiamo appena parlato, esistono dei test per accertarsi se questa condizione sia patologica? Come detto in precedenza, quando parliamo di dipendenza da videogiochi ci stiamo muovendo ancora in un terreno perlopiù inesplorato e, proprio per questo motivo, molti dei test che potresti trovare non sono particolarmente adatti alla diagnosi di un disturbo.

Uno dei test che potremmo prendere come riferimento è l’Internet Gaming Disorder Test. Per quanto la somministrazione di un test possa essere utile per capire l’entità del problema, è importante non farvi totale e cieco affidamento. Il mondo delle dipendenze tecnologiche è alquanto anomalo, in quanto è costantemente in evoluzione.

Un test per la diagnosi da dipendenza da internet pubblicato nel 2021 può essere efficace anche nel 2022? 🤔 Siamo davvero in grado di prevedere la direzione che prenderà la tecnologia per determinare se l’uso che facciamo della stessa sia patologico o meno? 🤔 Pensa solo al fatto che nei test per la diagnosi della dipendenza da internet di fine anni 90/inizio anni 2000 uno dei criteri diagnostici più importanti era il “tempo di connessione”. Un utilizzo quotidiano di internet superiore alle 3.89 ore al giorno era sufficiente per determinare la presenza di una dipendenza. Insomma, se nel 2021 utilizzassimo lo stesso criterio del “tempo di connessione” probabilmente saremmo tutti dipendenti da internet. Quindi, sebbene l’idea che ci sia un test in grado di determinare se tuo figlio sia “malato” o meno, prova ad aprire un dialogo con lui per capire cosa significhi giocare ai videogame. Prova a chiedergli: “Ti diverte ancora giocare ai videogame?”. 🥳 è una domanda che nella sua banalità può aprire a enormi significati. Molto spesso capita che un bambino o un ragazzo vengano risucchiati dal meccanismo di “ricerca di gratificazione” tanto da perdere totalmente il contatto con l’obiettivo principale di un videogame: divertirsi.

 

Come combattere la dipendenza da videogiochi

 

Il tuo aiuto è sicuramente prezioso per combattere il gaming disorder. Se dovessi riconoscere tuo figlio all’interno del quadro patologico che abbiamo presentato lungo questo articolo, è importante che ti metta in contatto con un professionista che possa esservi di supporto in questo percorso. Si tratta sicuramente di un percorso lungo e difficile, in quanto, come detto, non è sufficiente staccare la spina per risolvere il problema. Come spesso accade, una dipendenza nasconde altre problematiche che sarà utile riuscire ad affrontare: insomma, non possiamo pensare che i videogiochi siano la causa della dipendenza. Sarebbe un po’ come pensare che il cibo sia la causa dell’anoressia. 😲

Il gaming disorder è il sintomo di un problema più grande che dovrete riuscire ad affrontare attraverso l’ascolto e la comprensione reciproca. Prova a spostare il focus dai videogiochi al disagio sottostante che ha spinto tuo figlio a chiudersi dentro quel mondo virtuale e chiediti: perché sente il bisogno di nutrirsi costantemente di queste “esperienze piacevoli” e passa ore, giorni e settimane a svolgere un’attività che non lo diverte più?