STORIA & GEOGRAFIA

Storia della fotografia

Capitoli

  1. Quando inizia la storia della fotografia?
  2. La prima fotografia della storia
  3. Storia della fotografia: l’evoluzione negli anni
  4. I primi reportage di guerra
  5. Nasce la fotografia moderna
  6. La prima macchina fotografica “per tutti”
  7. L’era della fotografia digitale
  8. Fotografie che hanno fatto la storia


La fotografia è un’arte che appassiona molte persone, sia grandi che piccini. Si scattano foto per ricordare momenti felici, per esprimere la propria creatività, o semplicemente per immortalare un istante. Eh già, la fotografia ha il potere di fermare il tempo, ma ti sei mai chiesto/a quale sia la storia dietro all’invenzione della fotografia? Scopriamolo insieme.

 

Quando inizia la storia della fotografia?

 

In che momento della storia si può iniziare a parlare di fotografia? Che cos’è la fotografia?

Secondo l’enciclopedia Treccani, la fotografia si definisce come un procedimento che, mediante processi chimico-fisici, permette di ottenere, servendosi di un apposito apparecchio (macchina fotografica), l’immagine di persone, oggetti, strutture e situazioni. 

Si parla di fotografia, quindi, non dalla nascita delle prime camere oscure (che permettevano di fissare l’immagine riflessa sulla parete unicamente ricopiandola a mano ✍️), ma dal momento in cui si è riusciti a “catturare la luce” automaticamente, grazie a un processo chimico apposito.

Tecnicamente la fotografia è un metodo per “scrivere con la luce” imprimendo permanentemente oggetti e situazioni della realtà su di una pellicola. 🎞

Ma non esiste solo la definizione tecnica di fotografia: come vedremo la fotografia è un mezzo per raccontare il mondo e, fin dalla sua nascita, è stata usata da artisti e giornalisti sia come forma d’arte sia come strumento per documentare realtà lontane e sconosciute.

 

La prima fotografia della storia

 

La prima fotografia della storia è stata scattata nel 1826 da Joseph Nicéphore Niépce, un inventore francese. La fotografia si intitola “La cour du domaine du Gras” (vista dalla finestra a Le Gras). Per riuscire a fotografare questo paesaggio Niépce ricopre una lastra di rame e argento con una soluzione fotosensibile composta da bitume di Giudea (una sorta di asfalto che si indurisce se esposto alla luce). Per questa prima fotografia il tempo di esposizione (cioè il tempo in cui la lastra è rimasta esposta alla luce nella camera oscura) è stato di ben 8 ore. Niépce chiama questa sua tecnica eliografia.

Dopo la morte di Niépce il suo socio Louis Jacque Mandé Daguerre porta avanti il progetto inventando un metodo più efficace e veloce per imprimere le immagini su lastra: la dagherrotipia.

Si dice che Daguerre abbia scoperto questo metodo casualmente, riponendo delle lastre in un armadietto nel quale erano presenti alcune sostanze chimiche tra cui il mercurio. Proprio i vapori di mercurio infatti hanno la capacità di velocizzare il fissaggio dell’immagine fotografata, passando da un tempo di esposizione di 8 ore a soli 20 minuti.

Nel 1839 il procedimento fotografico di Daguerre (il dagherrotipo) viene presentato all’Accademia delle Scienze di Parigi, momento che segna ufficialmente la nascita della fotografia.

🤔 Forse ti starai chiedendo com’erano le prime foto. Di certo non come le immagini nitide e a colori a cui siamo abituati oggi. Le prime fotografie di Niépce e Daguerre avevano alcuni limiti:

  • L'immagine era speculare
  • L’immagine era in bianco e nero
  • L'immagine era unica, non si poteva duplicare (era impressa direttamente su lastra, non esisteva ancora il negativo)
  • Il soggetto doveva essere immobile perché il tempo di esposizione era molto lungo (si fotografavano generalmente paesaggi e architettura perché gli oggetti in movimento erano impossibili da “catturare”)

 

Storia della fotografia: l’evoluzione negli anni

 

Il negativo

Dopo Niépce e Daguerre, un altro personaggio importante nella storia della fotografia è William Henry Fox Talbot, a cui dobbiamo l’invenzione del primo negativo e della fotografia su carta. Nel 1841 Talbot mette a punto una tecnica chiamata calotipia che utilizza un foglio di carta 📄 sensibilizzato con nitrato d’argento in grado di catturare il negativo dell’immagine, usato poi per ottenere positivi per contatto. Le fotografie di Talbot non erano così ben definite come i dagherrotipi e il negativo su carta a lungo andare si deteriorava, producendo foto sempre meno nitide.

La tecnica del collodio

Dagli anni ‘40 dell’800 in poi la fotografia diventa sempre più popolare. Nascono i primi studi fotografici, i primi giornali per fotografi, i pittori 👨‍🎨 sostituiscono i loro quaderni di schizzi con le fotografie e scienziati e inventori continuano a studiare tecniche innovative per migliorare la produzione fotografica.

È così che nasce la tecnica del collodio (ad opera dell’inglese Frederick Scott Archer): un negativo su vetro che consente di stampare foto di ottima qualità e riproducibili all’infinito.

La prima fotografia a colori

Al matematico scozzese James Clerk Maxwell dobbiamo invece la prima fotografia a colori della storia (nel 1861), ottenuta sovrapponendo tre foto ognuna scattata con un filtro differente, uno rosso, uno verde e uno blu. 🌈

640px-Tartan_RibbonJames Clerk Maxwell (original photographic slides) ; scan by User:Janke., Public domain, via Wikimedia Commons

I primi reportage di guerra

 

Con la tecnica del collodio vengono scattati i primi reportage di guerra. Nel 1853 Roger Fenton, fotografo inglese, realizza un reportage di 360 foto sulla guerra di Crimea. Il fotografo era stato inviato dal governo d’Inghilterra, che puntava a far accettare la guerra all'opinione pubblica inglese.

👉 Non immaginarti un fotografo a spasso con la macchinetta 📸: ai tempi di Fenton l’attrezzatura fotografica era ancora pesante e ingombrante, tanto che il reporter doveva girare per le zone di guerra con un carro trainato da cavalli sul quale trasportava 700 lastre e i prodotti chimici per realizzare le foto. 

Nel 1863 abbiamo un altro importante reportage: quello sulla guerra di secessione americana, scattato da Timothy O’Sullivan. Questa volta le fotografie sono scattate non per propaganda, ma per mostrare la guerra per ciò che realmente è: morte e distruzione.

 

Nasce la fotografia moderna

 

Nel 1871 la tecnologia evolve ancora e si passa dal collodio a una nuova tecnica che permette di preparare le lastre in anticipo e svilupparle poi in laboratorio. Da qui il passo è ormai breve verso la pellicola fotografica moderna.

Nel 1889 George Eastman, fondatore di Kodak, inventa la pellicola fotografica di celluloide, che porterà poi i Fratelli Lumière all’invenzione della pellicola cinematografica e alla nascita del cinema, nel 1895. 🎥

 

La prima macchina fotografica “per tutti”

 

Sempre Eastman, nel 1888, mette in commercio la prima macchina fotografica portatile: la Box Kodak, con lo slogan “Tu premi il bottone, noi facciamo il resto”. La Box Kodak (con l’aspetto di una scatola, appunto), permetteva di fare fino a 100 scatti e al termine della pellicola si spediva la macchina alla Kodak che si occupava di sostituire la pellicola con una nuova.

Dopo la prima Kodak, nel 1925 viene presentata anche la prima macchina fotografica tascabile: la Leica 35 mm. 📷

La fotografia diventa così un intrattenimento alla portata di tutti e non più solo di artisti e fotografi professionisti, aprendo la strada ad un esercito di fotografi principianti.

È proprio grazie all’avvento delle prime macchine fotografiche portatili che in America si diffonde un nuovo genere di reportage, quello sociale. Lewis Hine e Dorothea Lange sono i massimi esponenti di questo tipo di fotografia. Le loro foto avevano lo scopo di denunciare le condizioni delle classi sociali più svantaggiate del tempo, come gli immigrati e i bambini.

L’impressionante reportage di Lewis Hine sul lavoro minorile in America ha portato, pochi anni dopo, alla redazione della carta dei diritti del bambino.

 

L’era della fotografia digitale

 

Dagli inizi del ‘900 in poi l’evoluzione della fotografia e delle macchine fotografiche accelera notevolmente. In poco tempo nascono le prime reflex, le Polaroid, fino ad arrivare alla prima macchina digitale, realizzata (sempre da Kodak) nel 1975.

Polaroid-CameraWI-Photos, CC0, via Wikimedia Commons

Dai tempi del dagherrotipo ad oggi la fotografia è cambiata molto, ma non ha mai perso importanza e fa ancora parte delle nostre vite, basta pensare a quante fotografie scattiamo ogni giorno con i nostri smartphone. 🤳

 

Fotografie che hanno fatto la storia

 

Il potere della fotografia è quello di raccontare storie e ci sono fotografi che hanno saputo farlo meglio di altri, catturando degli scatti che sono entrati per sempre nella storia della fotografia (e del mondo). Ecco alcune delle foto più famose della storia. 👇

Bacio a Times Square di Alfred Eisenstaedt

Il 14 agosto 1945, alle 7 di sera, il presidente americano Truman annuncia la resa del Giappone. La folla esultante invade Times Square e il fotografo Alfred Eisenstaedt scatta la foto del bacio appassionato tra un marinaio e un’infermiera, che diventa il simbolo della fine della Seconda Guerra Mondiale.

Kissing_the_War_Goodbye-1Victor Jorgensen, Public domain, via Wikimedia Commons

La bambina bruciata dal napalm di Nick Ut

La foto di Nick Ut parla di un’altra guerra, quella tra Stati Uniti e Vietnam e lo fa attraverso l’immagine cruda di una bambina che scappa, nuda e ustionata, da un bombardamento al napalm. Questa foto così terribile e potente è stata in grado di smuovere le coscienze di molti uomini, mostrando senza filtri tutto l’orrore della guerra.

La ragazza afgana di Steve McCurry

La ragazza afgana è una foto scattata da Steve McCurry nel 1984, diventata famosa grazie alla pubblicazione sulla copertina del National Geographic Magazine. I penetranti occhi verdi della giovane rifugiata bucano l’obiettivo, rendendo il suo volto impossibile da dimenticare.

Pranzo sul grattacielo di Charles Clyde Ebbets

“Lunch atop a skyscraper”, la celebre foto di Charles Clyde Ebbets, è il ritratto sia di un’epoca che di una classe sociale. Siamo in America dopo la Grande Depressione, momento in cui l’economia sta rifiorendo e si stanno portando a termine grandi opere architettoniche. La foto mostra appunto 11 operai che lavorano alla costruzione del Rockefeller Center di New York, in particolare mentre pranzano, sospesi su di una barra di metallo a 250 metri d’altezza.

Lunch_atop_a_Skyscraper-1Charles Clyde Ebbets, Public domain, via Wikimedia Commons