LETTERATURA E FILOSOFIA

Chi era Platone? Vita e pensiero del filosofo della totalità

Capitoli

  1. La vita di Platone
  2. Il pensiero di Platone
  3. Il mondo delle idee di Platone
  4. Il mito della biga alata
  5. Il mito della caverna

 

L’antica Grecia era un luogo in cui si discutevano le idee, si parlava di conoscenza, di verità e di valori. In questo ambiente così prospero per il pensiero, è vissuto Platone, uno dei più grandi filosofi dell’Occidente, che conosciamo grazie alle sue opere scritte, arrivate fino a noi. Chi era Platone? Quali erano le sue teorie? Scopriamolo con un salto all’indietro di 2.400 anni.

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La vita di Platone

 

Per cominciare, sfatiamo un mito: Platone non si chiamava veramente Platone. Proprio così, il vero nome di Platone era Aristocle. Il soprannome “Platone” gli era stato affibbiato probabilmente per via dell’ampiezza della sua fronte o delle sue spalle; la parola platýs, infatti, significa “ampio”.

Platone nasce ad Atene nel 427 a.C., nel periodo della Grecia classica, durante le guerre del Peloponneso tra Sparta e Atene. La sua è una famiglia aristocratica, fin da piccolo Platone inizia a studiare sotto la guida del maestro Cratilo, a sua volta scolaro di Eraclito.

A vent’anni conosce Socrate e diventa suo allievo. Platone nutre una grandissima stima e affetto verso il suo maestro e, per questo, soffre particolarmente quando Socrate viene accusato di corruzione e condannato a morte. ☠️

👉 “L’Apologia di Socrate” è uno dei primi scritti di Platone, in cui ricostruisce il discorso di difesa che Socrate pronuncia durante il suo processo.

In seguito alla morte di Socrate, Platone rinuncia alla sua idea originale di dedicarsi alla politica. Deluso dall’ingiustizia subita dal suo maestro, decide di cercare verità e giustizia nella filosofia, l’unico mezzo in grado di condurre l’uomo alla virtù.

Platone abbandona quindi Atene per viaggiare in Egitto e in Magna Grecia. In particolare, si reca a Siracusa, dove cerca di collaborare al governo della città offrendo le sue conoscenze filosofiche. Viene però allontanato dal tiranno di Siracusa Dionisio I. 🚣‍♀️

Tornato ad Atene, fonda la sua accademia, una scuola-comunità in cui trasmette i suoi insegnamenti a vari allievi. Muore nel 347 a.C.

Le opere di Platone

Platone scriveva le sue opere sotto forma di dialoghi e ricorreva spesso all’uso di miti per spiegare il suo pensiero.

Perché dialoghi? Essendo Platone discepolo di Socrate, eredita da lui l’amore per l’oralità. Socrate credeva infatti che la filosofia si potesse fare solo oralmente, perché si trattava di un sapere “fluido”, in continua evoluzione. Mettere per iscritto la filosofia equivaleva a bloccare questo processo di continua ricerca e a “cristallizzare” la conoscenza.

Platone trova quindi l’escamotage dei dialoghi, a metà tra un discorso parlato e un testo scritto. Molte delle sue opere sono proprio dialoghi fittizi tra il suo maestro Socrate e vari interlocutori.

Le opere di Platone si possono dividere in tre periodi:

  • Primo periodo: cioè gli scritti giovanili (tra cui “l’Apologia di Socrate”)
  • Secondo periodo: quello dell’età adulta, nel quale elabora il suo pensiero filosofico e la teoria delle idee (di questo periodo ricordiamo il “Menone”, il “Fedone” e il “Simposio”)
  • Terzo periodo: quello della vecchiaia, in cui Platone si dedica principalmente a revisioni e rielaborazioni (tra le opere di questo periodo ci sono ad esempio “Parmenide” e “Sofista”)


Il pensiero di Platone

 

Da fedele allievo di Socrate, anche Platone crede nella perpetua ricerca della conoscenza 🔎. Secondo Platone, infatti, un uomo virtuoso deve continuamente cercare la conoscenza, anche se non arriverà mai a possederla completamente.

Platone crede nell’esistenza di un mondo metafisico, formato dall’unione del mondo della natura (realtà materiale) e del mondo delle idee (realtà trascendentale).

 

Il mondo delle idee di Platone

 

Cosa sono le “idee” di Platone? Le idee sono le “essenze” della realtà. Sono realtà immateriali, oggettive, perfette e immutabili.

Tutte le idee si trovano nell’iperuranio, una dimensione trascendentale (cioè oltre il mondo materiale). Ogni cosa che noi conosciamo nel mondo sensibile è una copia imperfetta di un’idea presente nell'iperuranio.

Ad esempio: un albero 🌳 del mondo sensibile è definito tale solo grazie all’idea perfetta di albero che è presente nell’iperuranio.

Esistono vari tipi di idee:

  • Le idee delle cose (cose artificiali come una sedia o cose naturali come un animale)
  • Le idee matematiche (l’idea di uguaglianza, l’idea di forma geometrica 🔵)
  • Le idee-valori (l’idea di amicizia, amore, lealtà, giustizia)

L’unica idea al di sopra delle altre è l’idea di bene, perché, secondo Platone, tutte le idee esistenti partecipano a questa idea.

Qual è il rapporto tra idee e cose materiali? Le idee sono il criterio di giudizio delle cose (perché per definire una cosa abbiamo bisogno di riferirci a un’idea), ma sono anche la causa delle cose, perché tutte le cose esistono come imitazioni imperfette delle idee.

Dato che il mondo sensibile in cui viviamo è solo una “brutta copia” dell’iperuranio, la conoscenza che noi uomini possiamo avere della realtà, affidandoci unicamente ai nostri sensi, è una conoscenza imperfetta.

Solo chi riesce a staccarsi da una visione materiale, tramite lo studio e la ragione, può arrivare a comprendere la realtà delle idee.

 

Il mito della biga alata

 

Secondo il pensiero di Platone esiste un punto d’incontro tra il mondo dell’iperuranio e quello sensibile: l’anima dell’uomo.

Prima di nascere e dopo la morte l’anima dell’uomo si trova nell’iperuranio, dove ha la possibilità di contemplare l’essenza delle cose e conoscere le idee. Purtroppo però, quando l’anima si incarna in un corpo materiale dimentica ciò che ha visto nell’iperuranio.

Da qui deriva la teoria di Platone della reminiscenza: conoscere è ricordare. La conoscenza, cioè, deriva dal ricordo che l’anima ha del mondo delle idee.

Per spiegare questo concetto Platone ricorre al mito della biga alata (tratto dall’opera “Fedro”). In questo mito paragona l’anima dell’uomo a una biga trainata da due cavalli alati (uno bianco e uno nero) e guidata da un auriga.

L’anima dell’uomo secondo Platone è tripartita e immortale, ciò significa che si reincarna continuamente in un nuovo corpo e che si divide in tre parti:

  • La parte razionale (che cerca di guidare l’uomo verso la conoscenza oggettiva delle cose e la ricerca del bene)
  • La parte irascibile (che è più incline a seguire le passioni)
  • La parte concupiscibile (che rende l'uomo schiavo dei desideri materiali)

Nel mito della biga alata l’auriga rappresenta la parte razionale, Il cavallo bianco la parte irascibile e il cavallo nero la parte concupiscibile. Il cavallo bianco è più docile e facile da domare mentre quello nero non risponde ai comandi dell’auriga e spinge la biga verso la Terra, allontanandosi dall’iperuranio. 🐎

Più forte è la parte razionale dell’anima più l’auriga riuscirà a tenere a bada il cavallo nero e a guadagnare tempo per contemplare le idee, aumentando così la conoscenza.

 

Il mito della caverna

 

Il mito più conosciuto della filosofia di Platone è quello della caverna (nell’opera “La Repubblica”). Con questa allegoria Platone spiega il percorso che porta il filosofo a distaccarsi dall’esperienza materiale delle cose e ad arrivare alla conoscenza delle idee.

Come abbiamo visto, per Platone esistono due tipi di conoscenza:

  • La doxa, cioè quella del mondo materiale, acquisibile attraverso i sensi
  • L’epistème, cioè quella intelligibile, che riguarda le idee dell’iperuranio

Il mito della caverna, raccontato sotto forma di dialogo tra Socrate e Glaucone, narra la storia di alcuni prigionieri che vivono fin dalla nascita incatenati nel fondo di una caverna, con il volto rivolto verso la parete. Non possono voltarsi e non sanno che la caverna ha un’uscita. Dietro di loro c’è un fuoco 🔥 e, tra il fuoco e i prigionieri, delle persone nascoste dietro ad un muretto basso. Queste persone muovono alcuni oggetti producendo delle ombre sulla parete della caverna. I prigionieri credono che le ombre siano oggetti reali, perché sono l’unica cosa che abbiano mai visto, non potendosi voltare.

Le ombre degli oggetti rappresentano le cose del mondo sensibile, che sono solamente “proiezioni” delle idee. I prigionieri rappresentano gli uomini in generale, che possono ammirare solo la mimesi delle idee e non le idee stesse.

Nel racconto di Platone c’è però un prigioniero che viene liberato e trascinato fuori dalla caverna. Inizialmente non riesce a vedere niente per la luce troppo forte del sole ☀️, ma, un po’ alla volta, i suoi occhi si abituano e sono in grado di ammirare il mondo reale.

Questo prigioniero è il filosofo, che, attraverso l’educazione, può arrivare a conoscere le idee.

Cosa succede se il filosofo torna nella caverna? Il filosofo potrebbe cercare di liberare gli altri prigionieri e convincerli che esiste un’altra realtà al di fuori della caverna ma, secondo Platone, questi non crederebbero alle sue parole e anzi, finirebbero per deriderlo e addirittura ucciderlo.

Qual è il significato di questo mito? Platone vuole affermare che il percorso verso la conoscenza non è facile e necessita di una guida. Questa guida è il filosofo, che, grazie ai suoi studi, può aiutare gli uomini nella loro ricerca della verità.

Come capiamo dalla parte finale del mito, spesso gli uomini non sono pronti a seguire il filosofo e ad accettare la sua guida ma, anzi, potrebbero trattarlo come un pazzo e rifiutare i suoi insegnamenti. Secondo Platone, però, il filosofo deve comunque tentare di liberare gli altri prigionieri.

Platone, infatti, riteneva che i filosofi, essendo persone “illuminate” rispetto al resto degli uomini, avessero il compito di governare le città con saggezza e giustizia.